Ayahuasca. Droga o culto religioso? La severa disciplina in Italia

Ayahuasca. Droga o culto religioso? La severa disciplina in Italia
Studio Legale Pipitone

Ancestrali culti spirituali legati all’ayahuasca o sballo da cocaina?
Per il legislatore italiano nessuna differenza

– La prima decisione della Corte di Cassazione dopo il D.M. 14.03.2022-

25 maggio 2023

Il Decreto del Ministero della Salute del 23.02.2022 ha inserito l’ “Ayahuasca, estratto, macinato, polvere“, nella Tabella 1 allegata al Testo Unico stupefacenti (D.P.R. 309/1990).
Dal 14 marzo 2022 nel nostro Paese l’ayahuasca è stata equiparata a droghe come eroina, cocaina o LSD. In tutto il mondo, solo la Francia ha assunto una posizione così severa davanti ad una bevanda le cui origini si perdono indietro nel tempo, tra le tradizioni millenarie dei culti spirituali propri della foresta Amazzonica.

In Italia, dal mese di novembre 2022 sino al marzo 2023 Amelia, (nome di fantasia, ndr), è stata detenuta all’interno di un carcere per l’ipotesi di reato prevista dall’art. 73 D.P.R. 309/90.
Incensurata, le sono stati negati gli arresti domiciliari, equiparandola al più spregiudicato spacciatore di strada. Non pubblicheremo ulteriori dettagli sul caso, il procedimento penale è infatti aperto. E noi lavoriamo secondo il più alto rispetto di valori quali la presunzione di innocenza, il segreto istruttorio e la dignità della persona.
Per quanto riguarda la misura cautelare della custodia in carcere, la Corte di Cassazione con sentenza n. 13528 del 31 marzo 2023 (ud. 9 marzo 2023) ha annullato l’ordinanza cautelare per carenza dei gravi indizi, e, dopo essere entrata nel merito della qualificazione giuridica di ayahuasca, ha disposto la cessazione immediata della misura cautelare, ordinando l’immediata liberazione di Amelia. Che oggi è libera.

Il caso ayahuasca è di grande interesse, non solo giuridico.
Coinvolge infatti temi scientifici, medici, spirituali e religiosi, legati alla libertà di culto, diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione italiana all’art. 19.

Cos’è l’ayahuasca?

La Polizia di Stato italiana la menziona da tempo all’interno del Glossario enciclopedico delle sostanze d’abuso e delle piante di impiego allucinogene. La definizione inizia così: “Ayahuasca, in lingua Quechua significa liana degli spiriti, chiamata anche yagé, o soga del alma (capio dell’anima) in spagnolo, chiamata dai nativi in molti altri modi: caapi, chacrina, daime. È un infusione psicotropa di tradizione millenaria considerata sacra dagli indigeni di tutto il bacino della foresta amazzonica. Da sempre usata dalla popolazione locale per curare varie forme di malessere e malattie…”.
Si tratta di un preparato effettuato usando la corteccia del fusto della liana Banisteriopsis caapi, cui viene aggiunta una seconda pianta, generalmente Psychotria viridis. Le due piante vengono bollite per molte ore, fino a che si ottiene un liquido denso, di color castagno, estremamente aspro, repulsivo e nauseante, che spesso provoca vomito e diarrea.
Non esattamente qualcosa di gradevole, ricreativo, da gustare ad un’apericena o prima di un appuntamento galante. Tutt’altro.

Le proprietà curative della ayahuasca o Santo Daime, considerata nella farmacopea amazzonica come la più importante e potente delle medicine, sono state oggetto di innumerevoli studi che hanno coinvolto sociologi, antropologi, medici, chimici, psicologi.
Chi è curioso può dare un’occhiata al sito PubMed.gov, (National Library of Medicine; punto di riferimento internazionale della letteratura biomedica), nel quale è possibile prendere visione di 520 studi scientifici sulla bevanda.
L’ayahuasca è stata usata, tra gli altri, per la cura della depressione e nella riabilitazione nei casi di dipendenze da sostanze. Dal punto di vista degli effetti fisici, la bevanda produce una sensibile azione purgante, agendo da potente disintossicante.
Dal punto di vista chimico, sotto il profilo dei principi attivi, l’ayahuasca è formata da DMT , (in natura presente in mimose, pomodori, fagioli), in combinazione con armina e/o armalina, (due alcaloidi con proprietà anticancerose e anti-degenerative, con potenziali terapeutici nel trattamento di Parkinsonismo, demenza di Alzheimer, demenza a corpi di Lewy).
Secondo la tradizione propria del Sud America, l’ayahuasca viene assunta esclusivamente durante riti cerimoniali, ai quali partecipano persone di qualunque appartenenza sociale ed età, dai bambini alle donne in gravidanza.
In Perù il rituale seguito dalle comunità native è addirittura considerato patrimonio culturale nazionale. L’assunzione è oggetto di espressa disciplina, oltre che in Brasile, in USA (dove è importata dalla DEA) e Canada. Secondo la tradizione, l’uso antico, primordiale, del preparato era ed è strumentale ad ottenere una conoscenza superiore sul mondo degli uomini e su quello degli spiriti. Sulla scorta di un inscindibile legame con lo sciamanesimo.

Il tempo moderno conosce l’ayahuasca attraverso la religione del Santo Daime, diffusa in tutto il mondo e in Italia rappresentata dalla ICEFLU.

Perché viene considerata una sostanza stupecafente?

In Italia la legislazione ha rinunciato ad una definizione di stupefacente. Viene infatti adottato un sistema cd. tabellare, secondo cui l’elenco delle “droghe” è stabilito dal Ministero della Salute attraverso delle tabelle, in costante aggiornamento.
Il delitto di spaccio, previsto dall’art. 73 D.P.R. 309/90, è punito con la reclusione da 6 a 20 anni. Si tratta di quella che tecnicamente viene definita “norma penale in bianco”. In sintesi, la condotta di “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope” è sanzionata solo in funzione della definizione di “sostanza stupefacente” stabilita dalle tabelle ministeriali disciplinate dall’art. 13 D.P.R. 309/90.

Ad oggi l’ayahuasca non è oggetto di convenzioni o accordi internazionali in materia di sostanze stupefacenti o psicotrope. L’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (Incb) ha più volte dichiarato che l’ayahuasca non è sotto controllo internazionale.
Non esistono nemmeno “nuove acquisizioni scientifiche” che dimostrino la pericolosità della bevanda per la salute.
In oltre 30 anni di assunzione controllata e registrata, infatti, non si è registrato alcun caso di intossicazione, rischio per la salute o l’ordine pubblico. Gli unici dati di segno opposto sono due segnalazioni al centro antiveleni di Pavia nel 2011 e 2018, i cui dati medici non sono stati pubblicati.

In più, l’inserimento della ayahuasca all’interno della Tabella 1 determina la limitazione del culto religioso del Santo Daime, con una indebita compromissione della libertà religiosa non sorretta da fondamenti medico-scientifici o ragioni di ordine pubblico o buon costume.
Per queste ragioni, è stato presentato un ricorso davanti al TAR Lazio contro l’illegittimità del Decreto ministeriale del 23.2.2022 con cui l’ayahuasca è stata definita normativamente sostanza stupefacente. Il TAR ha rigettato il ricorso (sentenza n. 6031/2023 TAR Lazio, Sez. 3 quater).

Nel frattempo, come accennato in apertura, Amelia, dopo 104 giorni di custodia cautelare in carcere è stata rimessa in libertà.

La Corte di Cassazione il 9 marzo 2023, accogliendo il ricorso presentato dalla Difesa, ha annullato senza rinvio l’ordinanza con cui un Tribunale del Riesame aveva confermato l’ordinanza cautelare pronunciata dal GIP.
In questo articolo il link con le motivazioni della sentenza.

Su Amelia è tuttavia ancora aperta un’ipotesi di reato che potrebbe costarle da 6 a 20 anni di reclusione. Il processo vedrà la prima udienza in ottobre 2023.

Amelia, oggi, è tornata libera.